lunedì 15 giugno 2015

(A)MARE CONCHIGLIE di Kyrahm e Julius Kaiser



RESOCONTO PERFORMANCE (A)MARE CONCHIGLIE 
E’ quasi ora del tramonto sul litorale a nord di Forte Sangallo a Nettuno, sotto i grandi palazzi che piovono a picco verso una piccola spiaggia, teatro del drammatico sbarco durante la seconda guerra mondiale.
Una lunga tavolata bianca è apparecchiata in mezzo al mare: frutta, vino, cibo, e una fila di sedie vuote.
Un gommone avanza fino a riva ed i passeggeri procedono verso il banchetto: un anziano, due giovani donne, alcuni ragazzi africani prendono posto davanti a una piccola folla che si è intanto avvicinata incuriosita dall’insolita visione.
Gli ospiti mangiano, bevono, sono semplici gesti quotidiani. Ma è lo stare così, oniricamente sospesi sull’acqua, ad indurre la contemplazione degli astanti. E’ una immagine estetica curata nel dettaglio: la composizione del tavolo bandito nell’acqua rimanda all’iconografia cristiana dell’ultima cena. Sguardi profondi si perdono nel mare.
Il silenzio viene rotto dalla voce dei loro racconti. Racconti drammatici come colpi dolorosi dritti allo stomaco: dell’ex emigrante italiano in Germania nel dopoguerra che ricorda i treni speciali riservati ai meridionali ammassati nelle stazioni di Roma e Milano; quel via vai di umanità dai tanti dialetti, con in mano valige di cartone legate con lo spago, in attesa di essere smistati nei luoghi più remoti d’Europa. Un esodo che ricorda quello di inizio secolo scorso, quando ci si imbarcava a Napoli sulle navi dirette in America, come racconta Kyrahm quando ricorda il bisnonno che lasciò moglie e figli e non tornò mai più.
Ma sono le voci drammatiche dei ragazzi venuti dal mare a destabilizzare: i migranti africani protagonisti dei recenti fatti di cronaca si raccontano attraverso storie di morte, disperazione e sangue facendo piangere il pubblico presente. Qualcuno non regge la commozione, si allontana per calmarsi e poi ritorna ad ascoltare: è la performance “(A)mare Conchiglie” di Kyrahm e Julius Kaiser, per la Biennale di Anzio e Nettuno, artiste italiane internazionali attive in Italia e all’estero con tematiche dal forte impatto emotivo perché, ci dicono “il dovere primario dell’artista è politico e sociale”. Le due artiste, hanno cercato le persone per settimane nei centri di accoglienza e nelle strade.
I ragazzi nigeriani ripercorrono ciascuno la propria odissea. Ragazzi che non hanno più nessuno al mondo: a Gentle e Promise, appena ventenne, hanno massacrato genitori e nonni senza alcuna pietà. Fuggono dapprima verso la Libia, ma qui troveranno la guerra, come John, che racconta l’inferno del carcere sotterraneo nel quale è finito senza alcun motivo. Il quarto nigeriano rimane in silenzio, le ferite che porta addosso sono visibili a tutti. Si trovano quindi costretti a fuggire verso l’Europa. E come tanti altri anche loro si sono ritrovati in una di quelle carrette del mare salvate in extremis che conosciamo dai bollettini dei telegiornali.
Qui in occidente abbiamo dimenticato la paura di poter morire da un momento all’altro. I ragazzi ora vivono nel centro di accoglienza a Nettuno, insieme ad altre decine di migranti tutti in attesa dei documenti per poter rimanere e ricominciare una vita nuova. “Qui ci sentiamo al sicuro, non ci ammazzano, siamo grati all’Italia” mormora Gentle commosso ringraziando d’essere stato salvato in mare.
La marea nel frattempo è salita fino alle ginocchia, il banchetto nutre chi ascolta. La parola ora passa ad Ambra, la giovane donna di colore dall’accento milanese, nata da un africano e da una donna siciliana, che dopo averla data in adozione, la riprende con sé più per paura del disonore che per amore.
Il convivio volge al termine: tutti si alzano in piedi e si incamminano verso gli scogli mentre Ambra intona un canto gospel: il pubblico li segue come ipnotizzato. Sugli scogli ad attenderli c’è una valigia. Uno dei migranti la apre: è piena di sale. Il canto continua intonando un rito solenne: tutti, uno alla volta gettano manciate di sale in mare. Per ricordare i fratelli che non ce l’hanno fatta, morti in mare. Per restituire il mare al mare.
Kyrahm e Julius Kaiser
Kyrahm è un’artista visuale, autrice, regista, attrice e performer. Collabora con Julius Kaiser, videomaker, regista, drag king e performance artist. Il loro lavoro spazia dall’arte contemporanea con la realizzazione di performance artistiche dal forte impatto motivo al cinema con la realizzazione di documentari e film, presentati in Italia e all’estero. Artiste ed attiviste in ambito sociale, hanno ottenuto riconoscimenti e premi internazionali.

Anna Novelli

Nettuno, 3 Luglio 2015


RASSEGNA STAMPA
RAI NEWS
IL MESSAGGERO







E' rimandata al 3 Luglio 2015, poco prima del tramonto (ore 18) sulla spiaggia di Forte Sangallo a Nettuno, per la Biennale di Anzio e Nettuno una nuova performance di Kyrahm e Julius Kaiser, artiste italiane della live art.
Una lunga tavolata sul battiasciuga in riva all'acqua al calar del sole.
Il cibo è donato a coloro che hanno una storia da raccontare.
Ha una storia da raccontare chi vive ai margini, chi viene dal mare fuggendo da un paese afflitto dalla guerra, chi una casa non ha, chi solo il corpo può donare, l'anziano patrimonio di ricordi. 

Per due settimane, Kyrahm e Julius Kaiser hanno cercato le persone nei centri di accoglienza e nelle strade.
Il pubblico potrà ascoltare la storia della loro vita. L'obiettivo è aprire una finestra verso un mondo sconosciuto, per abbattere la paura ed il pregiudizio spesso ad esso collegato. Storie di speranza in un viaggio disperato dall'Africa, persone che non vedono i loro cari da anni, avventurati sui gommoni e sopravvissuti ai tanti compagni che non ce l'han fatta.
Anziani, erranti, lucciole, migranti sono le conchiglie del mare, amare, da amare. Quelle stesse conchiglie che calpestiamo distratti sulla spiaggia. Quelle stesse conchiglie che gridano il vento se vi poggiamo l'orecchio. Basterebbe fermarsi, (r)accogliere, ascoltare.
Ulteriori azioni intervalleranno la comunione poetica tra cui “Nella valigia c'è il mare” di Julius Kaiser; “Il Perdono Materno” di Anselmo Chessa; “Il Minacciato” di Kyrahm.
“Nella Valigia c'è il Mare” di Julius Kaiser:
...”Dal grande scoglio nero, compie il suo rituale, come uno stregone, vuol rimettere ordine alle cose, restituendo il mare al mare.” La performance ha preso parte al progetto “il bosco di Pamenide” di Angelo Pretolani.
“Il perdono materno” di Anselmo Chessa:
Pittore ebanista, da oltre 30 anni effettua performance di Sand Art. I disegni durano pochi istanti portati via dalle onde del mare. La delicatezza e la poesia del suo gesto esprimono una forza che trova il coraggio di non rassegnarsi all'ineluttabilità della vita. Il suo lavoro ha preso parte al documentario di Julia Pietrangeli/Julius Kaiser “Il Maestro del Mare” visionabile sul sito di Rai TV e vincitore del premio miglior documentario del Festival Internazionale Cortometraggi Cortoacquario.
“Il Minacciato” di Kyrahm:
Una prostituta interpreta la poesia di J. Borges sull'Amore.

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